I dischi in vinile, cercati a volte per anni, sognati, catalogati, coccolati, puliti, ascoltati senza tregua. Li facciamo girare sul piatto ed ecco che la nostra dipendenza da serotonina viene saziata per lo spazio di una facciata…
Li perdemmo di vista quando arrivarono i CD. La musica digitale ci ubriacò con la sua perfezione, la dinamica eccezionale, l’assenza di distorsione armonica, la duplicazione infinita e la compressione che consentiva di viaggiare con intere discografie nel palmo della mano. Però mancava qualcosa… Troppo piccoli, le copertine meno affascinanti e meno particolareggiate, i testi interni lillipuziani, la plastica delle custodie si deteriorava molto facilmente e le rotture erano all’ordine del giorno. Da una parte avevamo guadagnato e da un’altra avevamo perso.
Il CD dopo quarant’anni sta per andare in soffitta sostituito dalla musica “liquida” e l’LP in vinile sta allegramente tornando a riempire i nostri scaffali perchè fondamentalmente non l’abbiamo mai dimenticato. Non esiste un CD che regala lo stesso piacere della cerimonia di ascolto dell’LP e siamo tornati con gioia a farli girare sui nostri piatti!
Ma come nasce un disco? Qual’è il procedimento industriale che consente di realizzare il supporto in vinile sul quale viene incisa la nostra musica preferita? Abbiamo fatto un giro su YouTube e trovato questo breve documentario che percorre le tappe della realizzazione di un disco in vinile.
Buona visione!