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Come nasce un vinile

I dischi in vinile, cercati a volte per anni, sognati, catalogati, coccolati, puliti, ascoltati senza tregua. Li facciamo girare sul piatto ed ecco che la nostra dipendenza da serotonina viene saziata per lo spazio di una facciata…

Li perdemmo di vista quando arrivarono i CD. La musica digitale ci ubriacò con la sua perfezione, la dinamica eccezionale, l’assenza di distorsione armonica, la duplicazione infinita e la compressione che consentiva di viaggiare con intere discografie nel palmo della mano. Però mancava qualcosa… Troppo piccoli, le copertine meno affascinanti e meno particolareggiate, i testi interni lillipuziani, la plastica delle custodie si deteriorava molto facilmente e le rotture erano all’ordine del giorno. Da una parte avevamo guadagnato e da un’altra avevamo perso.

Il CD dopo quarant’anni sta per andare in soffitta sostituito dalla musica “liquida” e l’LP in vinile sta allegramente tornando a riempire i nostri scaffali perchè fondamentalmente non l’abbiamo mai dimenticato. Non esiste un CD che regala lo stesso piacere della cerimonia di ascolto dell’LP e siamo tornati con gioia a farli girare sui nostri piatti!

Ma come nasce un disco? Qual’è il procedimento industriale che consente di realizzare il supporto in vinile sul quale viene incisa la nostra musica preferita? Abbiamo fatto un giro su YouTube e trovato questo breve documentario che percorre le tappe della realizzazione di un disco in vinile.

Buona visione!

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Blow-Up: Quando il Rock incontra il Cinema (e viceversa)

Musica e cinema sono da sempre interconnessi, fin dagli albori del cinema muto, quando nelle sale cinematografiche le immagini venivano accompagnate “in diretta” da sapienti pianisti.

Dall’avvento del sonoro in poi le musiche hanno acquisito sempre più importanza nelle colonne sonore e negli anni 60 la musica dei giovani dell’epoca fece il suo esordio nelle opere cinematografiche.

In verità, tale fenomeno cominciò nel decennio precedente con Elvis Presley che cantava il rock’n roll sul grande schermo. Ma era un tipo di cinema all’americana, un tantino patinato e rassicurante. Sarà un regista italiano e neanche tanto giovane a rappresentare l’aspetto più eversivo della musica rock: Luchino Visconti con il film “Blow-Up”.

Ambientato nella swingin’ London degli anni 60, il film narra di un fotografo, interpretato da David Hemmings, il quale dopo aver scattato delle foto gli vengono sottratti i negativi. Parte così la ricerca di questi in tutta Londra portandolo anche in luoghi equivoci tra cui un festino a base di Marijuana.

Nel suo girovagare giunge anche in locale dove sta suonando una band: gli Yardbirds nel periodo del dopo-Clapton con Jeff Beck e Jimmy Page.

Il film vinse la Palma d’oro al Festival di Cannes del 1967 e probabilmente è stato il primo film del genere a ricevere un riconoscimento così importante. Qui sotto la scena del concerto con un lunatico Jeff Beck che ruba la scena come solo lui sa fare…